Il festival della fotografia di Savignano sul Rubicone è sempre stato uno degli eventi fotografici più rinomati nel modo degli appassionati di fotografia. Dai vecchi soci del circoli di fotografia che ho frequentato ne ho sempre sentito parlare bene e adesso giunto alla sua 34° edizione ho avuto modo di visitarlo per la prima volta.
Queste sono le mie semplici e personali impressioni della mia visita che è stata di domenica mattina del primo we di apertura. Quello che nelle mie aspettative doveva esserci il pienone, ma forse ho sbagliato giorno io. Inizio raccontare cosa ho visto partendo da quello che pensavo essere uno dei punti di forza.
Letture portfolio
La maggioranza delle letture portfolio erano di sabato mattina e pomeriggio e di domenica mattina. Nel mio immaginario mi aspettavo molta gente e fotografi con le loro cartelline piene di foto da far leggere. Ma alle 11 del mattino, ad un ora prima delle chiusura, gli stand erano deserti ed ho potuto assistere sono ad una lettura. Vorrà dire che la prossima andrò di sabato…. Ho le letture portfolio sono passate di moda? Non so, ma non dovrebbero essere i 30€
Le mostre
Che dire. Belle. In questa edizione cerano nove mostre nel centro del paese che ho potuto vistare con calma, un paio al suo esterno servite con comoda navetta. Altre due mostre invece sono state esposte a Rimini e Bellaria. Saranno stati accordi specifici ma personalmente lo trovo dispersivo.
Sul sito di SI.FEST ci sono tutti gli autori esposti, quindi qua mi concentro solo su alcuni aspetti miei presi a caldo. Essendo le sedi vicine e nel mio orario di vista con poco pubblico le ho potute visitare con calma. Mi hanno colpito molte mostre, ma dire di tutte forse è troppo. Ma in breve.
- La mostra sull’alluvione della Romagna nella sede di Pesaresi è di impatto. Il ricordo della terra alluvionata rimane bene impresso, è facile scordare cos’è stato. Forse la location ha solo poco spazio.
- Le mostre dei ragazzi e ragazze delle medie e delle superiori mi sono piaciute. E’ bello vedere come interpretano la fotografia.
- Le chiavi dei case perdute dei palestinesi, parlano da se.
- Le foto dell’Afganistan avevano ciascuna una storia da leggere che faceva parte della foto stessa. Peccato, che come al solito, queste erano scritte troppo in piccolo e troppo in basso. Per leggere ci si doveva inginocchiare. Un peccato davvero. A un certo punto ho desistito…
Villa la Rotonda
Un piccolo capito a parte per questa bellissima residenza aperta al festival per la prima volta che fa parte dei luoghi del cuore del FAI. Metà biglietto vale solo per entrare li dentro. Il contrasto villa grande e foto 20×20 di Colapesce (senza di Martino..) riempie lo spazio. Spazio che l’autore si è sentito vuoto nelle sue serate d’hotel. La raccolta degli asciugacapelli dei bagni della camere la racconta tutta.
Il contesto
Da novello visitatore mi è sembrato che ci fosse poca gente, nonostante fosse la prima domenica di apertura e quella con più eventi in calendario. Praticamente nulla è stata l’esperienza dei portfoli. Le librerie presenti mi sono sembrate di nicchia, come ci si poteva aspettare, mi sarebbe piaciuto avere più opportunità e più scelta, vero che con i costi dei libri fotografici di adesso… Considerando che è un festival della fotografia e non una fiera fotografica non ci si stupisce dell’assenza di mercatini fotografici dell’usato o dei marchi di fotografia o di circoli fotografici del territorio.
Mi sarei comprato subito dei libri fotografici di alcuni autori li esposti. Non tutto il catalogo. Chiaramente non erano disponibili, forse non sarebbe stato proprio etico. Fatto sta che a casa li cerco sul web e alcuni non sono stati ancora pubblicati perché troppo recenti o altri non più disponibili. Un peccato, avrei ampliato volentieri la mia biblioteca.
La Romagna in questo periodo è piena di eventi. Attirare visitatori amanti della fotografia è sempre arduo. Io ci tornerò il prossimo anno e magari di sabato!











